venerdì 5 giugno 2015

Non “resiste” chi inveisce contro i poliziotti che lo hanno fermato, senza opporsi però al controllo

La Corte d’appello di Ancona condanna un imputato per il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). Secondo le accuse, per sottrarsi alla prova dell’etilometro, dice ai due poliziotti presenti di essere il figlio del sindaco e «lasciate perdere che è meglio per voi, state facendo un abuso di potere solo perché portate la divisa, senza quella non contate niente», continuando ad inveire anche all’atto della sottoscrizione dei verbali.

L’imputato ricorreva in Cassazione, affermando che le prime frasi pronunciate non erano dirette ad opporsi ad un atto dei pubblici ufficiali: infatti si era sottoposto ai controlli etilometrici. Invece, la frase della pistola non conteneva alcuna minaccia, essendo stata proferita in reazione alla mancata verbalizzazione di dichiarazioni che l’imputato voleva fossero inserite nel verbale.

La Cassazione (sentenza 20396/15) ricorda che, per l’integrazione del delitto di resistenza a pubblico ufficiale, è necessario che si usi violenza o minaccia per opporsi al compimento di un atto di ufficio o di servizio. Nel caso, considerando il contesto in cui erano state pronunciate le espressioni, le frasi dimostrano un contenuto sicuramente oltraggioso, rappresentando uno sfogo di sentimenti ostili e di disprezzo verso i pubblici ufficiali, ma non rivelano la volontà di opporsi allo svolgimento dell’atto di ufficio. Piuttosto, la condotta del ricorrente è oltraggio a pubblico ufficiale, ai sensi dell’art. 341 bis c.p., di cui manca però la condizione di punibilità della presenza di più persone, da intendersi come persone diverse dagli oltraggiati. Per questi motivi, la Cassazione riqualifica il fatto come oltraggio, ai sensi dell’art. 341 bis c.p. ed annulla senza rinvio la sentenza impugnata per mancanza di una condizione di punibilità.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it /Non “resiste” chi inveisce contro i poliziotti che lo hanno fermato, senza opporsi però al controllo - La Stampa

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