venerdì 17 aprile 2015

Lei sputa verso il padre, lui la colpisce duramente al volto: condannato

Scontro in famiglia tra anziano padre e giovane figlia. Ma l’episodio degenera. Lei rivolge addirittura uno sputo verso il genitore, e quest’ultimo risponde con un colpo al volto della figlia, la quale, però, riporta diverse lesioni. La vicenda non è risolta tra le mura domestiche: l’uomo, a chiusura del giudizio penale, viene condannato per il reato di “lesioni personali volontarie” (Cassazione, sentenza 13886/15).

Pesante l’accusa nei confronti del padre: è sul banco degli imputati per avere «colpito al volto» la figlia, provocandole «trauma cranico, non commotivo, contusioni multiple, trauma discorsivo rachide cervicale», con «prognosi di dieci giorni». Per i giudici di merito, una volta ricostruito l’episodio dello scontro in casa, è evidente la responsabilità del genitore: nessun dubbio, quindi, sulla condanna per il «reato di lesioni personali volontarie in danno della figlia».

Nonostante tutto, però, l’uomo sceglie di difendersi, ricorrendo in Cassazione e ricordando «l’atto ingiurioso» compiuto dalla figlia nei suoi confronti, ossia «uno sputo». Questo elemento è stato negato dalla ragazza, e invece confermato da alcuni «testimoni». Evidente, secondo l’uomo, la non attendibilità della figlia. Ciò, però, ribattono i giudici del ‘Palazzaccio’ non è sufficiente per rimettere in discussione la condanna per «lesioni personali volontarie». Innanzitutto perché, viene ricordato, «è legittima la cosiddetta ‘valutazione frazionata’ delle dichiarazioni della parte offesa». Eppoi, viene aggiunto, perché a dare forza alle parole della ragazza, sul fronte delle «lesioni» subite, c’è anche la «certificazione medica» che ha spazzato via ogni «dubbio circa l’obiettiva esistenza delle lesioni.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it /Lei sputa verso il padre, lui la colpisce duramente al volto: condannato - La Stampa

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