lunedì 24 novembre 2014

Parole vaghe e generali, quindi nessuna minaccia? Sbagliato

Per configurare il delitto di minaccia, non è necessario che ci sia un effettivo stato di intimidazione, ma è sufficiente l'attitudine della condotta ad intimorire ed è irrilevante la vaghezza della minaccia. E’ quanto emerge dalla sentenza 38591/14 della Cassazione.

Il caso

Una donna è ritenuta responsabile dei delitti di lesioni personali e minaccia a danno di un’altra donna. I fatti si riferiscono ad un presunto diverbio incorso tra le due donne mentre l’imputata stava parcheggiando la propria autovettura in una spazio di sosta, occupato dall’altra donna nell’attesa che un’amica ultimasse l’identica manovra con la propria auto. L’imputata, volendo comunque parcheggiare, aveva urtato la persona offesa, schiacciandole i piedi con la ruota anteriore dell’auto.

Nel ricorso in Cassazione, l'imputata afferma che le frasi indicate dalla persona offesa non avevano rilevanza penale, dato il loro carattere generico e vago. Il motivo non è fondato. Infatti, atteso che «l’integrazione del reato di minaccia richiede che si abbia una limitazione della libertà psichica mediante la prospettazione del pericolo che un male ingiusto possa essere cagionato alla vittima, mentre non è necessario che una stato di intimidazione si verifichi in concreto, essendo sufficiente la mera attitudine della condotta ad intimorire e irrilevante l’indeterminatezza del male minacciato, purchè questo sia ingiusto e possa essere dedotto dalla situazione contingente» (Cass., n. 21601/2010).

La protagonista è una donna di 45 anni postasi in atteggiamento prevaricante nei confronti di una ragazza poco più che maggiorenne. Il fatto che entrambe si erano lasciata andare ad intemperanze verbali non fa venir meno l’autonoma rilevanza di espressioni intimidatorie. La Cassazione rigetta, quindi, il ricorso.

Fonte: www.dirittoegiustizia.it /La Stampa - Parole vaghe e generali, quindi nessuna minaccia? Sbagliato

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