giovedì 3 aprile 2014

‘Beccato’ con nove confezioni di hashish, ma le aveva appena comprate: vacilla l’accusa di spaccio

Rimessa in discussione la visione colpevolista proposta dai giudici di primo e di secondo grado. Rilevante, innanzitutto, il quantum del principio attivo della droga sequestrata. Altrettanto significative le modalità comportamentali dell’uomo, coinvolto in un blitz delle forze dell’ordine. 
Il caso 
Compera ‘stupefacenti’ appena portate a termine: così, un uomo si ritrova in possesso di oltre 8 grammi di hashish, ‘spacchettati’ in nove confezioni. Ma tale disponibilità – certificata da un blitz delle forze dell’ordine – non può portare, in automatico, a contestare il reato di spaccio (Cassazione, sentenza 2652/14). Nessun dubbio, però, per la verità, hanno espresso i giudici di merito, i quali hanno sancito la condanna, per il reato di spaccio, nei confronti di un uomo ‘beccato’ in possesso di poco più di 8 grammi di «hashish, divisa in nove confezioni». A rendere legittima la tesi della «colpevolezza», spiegano i giudici, «il numero delle dosi di droga detenute» e «il contesto in cui era stato effettuato il sequestro». Evidente, per i giudici, che «la sostanza fosse detenuta a fini di cessione in favore di terzi», e quindi pronta per essere immessa sul ‘mercato’. Ma il quadro tracciato nei giudizi di merito vacilla alla luce delle valutazioni compiute dai giudici del ‘Palazzaccio’... Primo ‘colpo’ alla tesi ‘colpevolista’ arriva dalla considerazione che «il quantitativo di principio attivo, presente nella sostanza stupefacente, era inferiore al limite» fissato dal decreto ministeriale del 2006, «contenente l’indicazione dei limiti quantitativi massimi delle sostanze stupefacenti e psicotrope riferibili ad un uso esclusivamente personale». Ma il secondo ‘colpo’, quello decisivo, per i giudici, è la mancata considerazione del fatto che l’uomo «non aveva portato quelle dosi di droga in luogo pubblico, ma le aveva acquistate poco prima». Complessivamente, la «finalità di spaccio» non può «essere desunta», chiariscono i giudici, «dal solo dato ponderale della sostanza detenuta, omettendo di valutare modalità comportamentali» dell’uomo «che astrattamente ne potevano giustificare la destinazione ad uso esclusivamente personale». Nodo, quindi, ancora tutto da sciogliere... e tale compito viene affidato nuovamente alla Corte d’Appello, che dovrà fare chiarezza, prima di poter davvero sostenere la tesi dello «spaccio». 
Fonte: www.dirittoegiustizia.it /La Stampa - ‘Beccato’ con nove confezioni di hashish, ma le aveva appena comprate: vacilla l’accusa di spaccio

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