venerdì 21 febbraio 2014

Abuso di alcool e droga, molestie verso genitori e fratelli: nessun vizio di mente, condannato

Confermata la pena di 16 mesi di reclusione per un uomo, resosi ‘protagonista’ di episodi di violenza, a scadenza quotidiana, verso la propria famiglia. Nessun dubbio sul clima da incubo in cui sono stati costretti a vivere genitori e fratelli dell’uomo. E le precarie condizioni psico-fisiche dell’uomo, provocate dall’abuso di alcool e droga, non rappresentano  un vizio di mente.

Il caso

Vita da incubo per una famiglia: a costituire il problema è, purtroppo, uno dei figli, protagonista di atti violenti, praticamente a scadenza quotidiana, nei confronti della madre, del padre e dei fratelli. Come si spiega questa condotta? Anche con lo stato di ubriachezza abituale – aggravato dall’uso di droga – dell’uomo. Questa difficile condizione, però, non può rappresentare un alibi, o una giustificazione per rendere meno gravi le accuse: corretta, quindi, la condanna per il reato di “maltrattamenti” (Cassazione, sentenza 47078/13). Davvero difficile immaginare di poter vivere così... Ogni giorno, difatti, i componenti della famiglia sono vittime dei «comportamenti aggressivi e violenti» di uno dei figli, resosi ‘protagonista’, tra l’altro, di «minacce, percosse, danneggiamento» nei confronti «della madre, del padre e dei fratelli». Nessun dubbio, quindi, sulla vicenda, ricostruita anche grazie ai resoconti fatti dai Carabinieri, costretti a intervenire diverse volte nell’abitazione della famiglia. E, di conseguenza, nessun dubbio sul «clima persecutorio e di sopraffazione psicologica» subito dai genitori e dai fratelli dell’uomo. Per questo, è logica la condanna – messa ‘nero su bianco’ prima dal Giudice dell’udienza preliminare e poi dalla Corte d’Appello – per il «delitto di maltrattamenti in famiglia». A contestare la condanna – alla «pena di un anno e quattro mesi di reclusione» – è, ovviamente, l’uomo, che richiama, come giustificazione, la propria condizione di alcolista. Più precisamente, egli sostiene, tramite il proprio legale, che «la fonte dei dissidi familiari risiedeva» nella sua «situazione di abuso etilico», e che, quindi, nei suoi «comportamenti, determinati da eventi imprevisti e segnati dall’occasionalità, non è ravvisabile la coscienza e la volontà di ledere l’integrità fisica e psichica dei soggetti passivi». Ma questa visione viene considerata, dai giudici del ‘Palazzaccio’, assolutamente non plausibile. Innanzitutto perché è acclarato il «clima» da incubo in cui la famiglia è stata costretta a vivere, subendo «prevaricazioni e pesanti vessazioni» a cui non c’è stata opposizione «per la paura di reazioni inconsulte ed incontenibili, legate all’abuso», da parte dell’uomo, «di alcool e di sostanze stupefacenti». Per giunta, gli «episodi» violenti si sono verificati «con cadenza quotidiana». Nessun dubbio è possibile, quindi, sulla concretezza dei «maltrattamenti» – fisici e morali – subiti dai genitori e dai fratelli dell’uomo. E rispetto a questo chiarissimo quadro, è inutile il richiamo al precario – per usare un eufemismo – stato psico-fisico dell’uomo, provocato dall’«abuso di alcool e di sostanze stupefacenti»: perché non si può parlare di «vizio di mente», laddove, come in questa vicenda, le «anomalie» e le «forme di degenerazione del sentimento», manifestate dall’uomo, non sono frutto di uno «stato patologico» – legato all’uso smodato di «alcool e stupefacenti» – ossia di «alterazioni psicologiche permanenti».

Fonte: www.dirittoegiustizia.it /La Stampa - Abuso di alcool e droga, molestie verso genitori e fratelli: nessun vizio di mente, condannato

Nessun commento:

Posta un commento

Responsabilità professionale medica, stop alle "liti temerarie" contro i medici

 Stop alle "liti temerarie" contro i medici: su 100 cause per responsabilità professionale, nel penale, solo il 5% porta a una con...